Sentiamo spesso dire che dalle politiche ambientali dipende una economia più florida, una salute migliore, una società più equa.

 Sfugge ancora tuttavia a molti come il raggiungimento degli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi possa avere ripercussioni così concrete e trasversali sul benessere economico e sociale delle nazioni. Un ambiente sano e protetto significa molte cose: una qualità della vita migliore, proveniente da contesti puliti e naturalistici; delle condizioni di salute migliori collegate alla drastica riduzione di patologie legate all’inquinamento; una economia florida e la pace. Di particolare attualità sono gli ultimi due punti. Politiche ambientali e benessere L’economia del futuro sarà molto più improntata alla produzione di servizi che di beni materiali destinati al ciclo dei rifiuti e del riciclo, pensiamo ad esempio alla smaterializzazione di libri, DVD, e CD musicali operata dallo streaming che consente a ciascuno, a fronte di un abbonamento, di usufruire in modo illimitato di cataloghi editoriali, televisivi, e tanto altro. Sarà sempre più importante investire nella ricerca, all’interno di ogni settore, e mettere assieme in tempo reale le competenze di persone provenienti da ogni parte del mondo.Il comparto della salute sarà uno di quelli che maggiormente beneficerà delle tecnologie più avanzate e della telemedicina; ma con circa 8 miliardi di persone sul Pianeta, la vera sfida avrà come oggetto il cibo e si giocherà sulla capacità di produrlo con meno suolo ed acqua possibile e distribuirlo in modo più ampio, comprimendo al massimo gli sprechi, proprio come si sta cominciando a fare grazie alle serre olandesi, strutture in cui le piante vengono coltivate quasi in assenza di terreno, senza impiego di pesticidi e con una irrigazione a goccia non dispersiva. ‌ Ambientalismo ed energia, un connubio indissolubile Paradossalmente, questo scenario molto interconnesso, dinamico ed amico dell’ambiente, per poter funzionare necessita di molta energia, più di quanto ne occorra attualmente. Citando gli esempi riportati, tanto lo streaming, quanto la ricerca scientifica iperconnessa, la futura medicina e le serre olandesi sono incredibilmente energivori. È questo il motivo per cui l’attuazione dell’agenda 2030 prevede forti investimenti per il raggiungimento dell’autosufficienza energetica con fonti rinnovabili. Esse sono e devono essere la strada obbligata: inizio e fine di ogni cosa. Solo l’indipendenza dalle fonti fossili (e dai loro onerosi costi) e da qualunque fonte energetica esterna al Paese infatti regalerà ad ogni nazione la libertà di decidere il proprio avvenire, indipendentemente da altre economie. Soprattutto ciascuno Stato sarà in grado di: sviluppare un comparto industriale competitivo; progettare città improntate sul “servizio al cittadino”; ridurre i costi dei beni essenziali, quali cibo, acqua e gli altri, e colmare il digital divide che oggi, al pari della fragilità economica è uno dei marcatori più forti della disuguaglianza sociale. ‌ Autosufficienza è Pace Autosufficienza è dunque anche pace. Le guerre che maggiormente si combatteranno e che già si combattono riguardano l’accaparramento di risorse sempre più scarse, ormai tra di esse, oltre al petrolio e al gas, figurano anche acqua, terra coltivabile e perfino aria pulita. Investire nell’autosufficienza energetica riduce al minimo il fabbisogno estero, e inevitabilmente anche la pressione politica che ne deriva.

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